La ‘Ndrezzata negli anni ’30 del ‘900

La ‘Ndrezzata negli anni ’30 del ‘900

PILLOLE DI STORIA

Quello che sottopongo alla vostra attenzione, è uno solo dei documenti che sto recuperando per la ricostruzione storica di questa preziosa danza. L’articolo è del Corriere della Sera del 26 luglio del 1932 a firma di Alberto Consiglio. Ometto, per brevità, la restante parte dell’articolo. Scrivo ciò che concerne la ‘Ndrezzata. Ischia, invece, è fatta per anime più blande, per spiriti meno logori. Luoghi di quiete e non di esaltazione sono la bella e poco nota Marina dei Maronti che si vede da Serrara Fontana, la curva e ventilata Marina di Cetaro (Citara), la lunga costiera di Lacco Ameno. Non che manchino spettacoli capaci di commuovere violentemente la fantasia; chi capiti a Barano, in giorno di festa, potrà vedere la ‘Ndrezzata, che è una sorta di coreografia alla quale prendono parte tutti i giovani del paese in un curioso costume bianco e azzurro; armati di una lunga spatola di legno, i ballerini saltano cantando una strana nenia e urtano le finte armi, componendo una sorta di fantasia guerresca. Ma la ‘Ndrezzata (scritto ‘Ntrezzata da Consiglio) aveva già partecipato, dal 5 all’otto gennaio 1930 al raduno nazionale dei costumi tradizionali a Roma, in occasione dell’ultimo Re d’Italia Umberto II con Maria Josè del Belgio. Quanto scrivo, è confermato non solo dallo stesso Alberto Consiglio in un articolo del Corriere della Sera dell’otto settembre 1935 che riporto, ma dall’originale giornale “Il Mattino” con le foto dell’epoca, dove però non figura in foto la ‘Ndrezzata.UNA FESTA DI COLORE Oltre Barano, nel piccolo Borgo di Buonopane, di domenica i giovani si allenano per la ‘Ntrezzata. Questa danza, che è una delle cose più rare e preziose del folklore mediterraneo, uscì fuori delli colli vulcanici dell’isola dell’isola pel raduno nazionale dei costumi, in occasione delle nozze del Principe di Piemonte. Forse, non aveva mai superato il Canale d’Ischia. Confusa, sperduta in una orgiastica festa di colori, di ori, di sete vistose, di salterelli, di danze villerecce, di pifferi, di fisarmoniche, di tamburelli, pochi rilevarono il carattere particolarissimo di quella strana danza mediterranea. Non è facile vedere ballare la ‘Nt(d)rezzata: la sua fama si è appena cominciata a muovere. I sedici danzatori andranno… a Parigi. Millanteria! Ma i rari forestieri che l’han vista hanno subito intuito la sua grande bellezza, e qualcuno deve aver pensato al superbo balletto che un Diaghileff redivivo o un Missine potrebbero ricavare da questa straordinaria pagina di colore. Qualcosa, rivedendola da vicino, m’è riuscito di leggervi. Si tratta, in fondo, di una sorta di canzone a ballo di carattere militare e lievemente grottesco. È danzata da sedici giovani divisi in due squadre, in branche bianche e polpe: al raduno nazionale dei costumi una squadra (intende 8 danzatori) aveva farsetto e zucchetto bianchi, un’altra celesti. Questa compagnia è stata dissolta dalle partenza per l’Africa. Un’altra, ancora in efficienza, ha una squadra in bianco e un’altra in rosso e verde.LO STILIZZATO COMBATTIMENTOSi dispongono i danzatori in due cerchi concentrici. Un piffero ed un tamburello intonano una nenia elementarissima, e i giovani, fronteggiandosi a coppie, marcano il ritmo con una cantilena di parole senza senso, ondeggiando il corpo e simulando uno stilizzato combattimento: battono a vicenda spada contro daga, che son di legno, intrecciando e complicando i colpi, scambiando bruscamente i posti con salti marziali. Le cantilene, che danno varietà alla danza, sono infantili; una, anzi, si riduce ai primi otto numeri, divisi in due versi: una, doie, e treia, quattro, cinco, sei, sette, otto. Altre, come ‘ndrallera e ‘ndanderandera, si limitano a dare alcune sillabe d’appoggio alla voce; altre ancora, con perduti vocaboli seicenteschi, parlano di un misterioso Antonino Napoleone. Certo, questa danza marziale ha assunto la sua attuale forma nel ‘600, e da quel tempo dev’essere immutata. Infatti, il duello stilizzato, con spada e daga, come si usava appunto nel Seicento, è un sicuro documento d’origine. Ma la primissima origine è molto più lontana, ed è da ricercarsi certamente nelle usanze popolari dei greci di Eubea che colonizzarono l’isola, e i Campi Flegrei, quando il fuoco vulcanico era ancora signore della plaga. Quei greci, appunto, che danzavano appassionatamente il pirrachio (la danza pirrica). Non che la ‘Ntrezzata debba ritenersi, addirittura, come una eco del pirrachio, ma il gusto dei giovani vignaioli e pescatori di Buonopane, che non vedono nella danza una figurazione amorosa, ma un ritmo da dare al maneggio delle armi e agli atteggiamenti marziali, è un indice eloquente. Lo stile di questa danza deve essersi andato risolvendo, nel corso dei secoli, in una sorta di pittoresca mescolanza: dall’alto delle loro colline di lava, gli ischitani devono aver spiato più di una volta , nei secoli di mezzo, le fantasie dei pirati saracini intorno ai fuochi di bivacco, sulla Marina dei Maronti o sulla Marina di Jeranto. MIE CONSIDERAZIONI STORICHEChe i greci euboici ballassero come in patria, è molto probabile. Tuttavia non abbiamo riscontri storico-archeologici per affermare che ballassero la ‘ndrezzata. Lo Storico Caporale della ‘Ndrezzata, Fiorenzo Di Iorio (Zì Fiore, fratello di mia nonna materna Anna Di Iorio) nato il 26 settembre 1908 affermò, dinanzi Bianca Maria Galanti: “Signurì, è ‘na danza greca” (pagina 136 de “La danza della spada in Italia”, Università di Roma 1942). Purtroppo tale affermazione fu fatta bonariamente, senza adeguato riscontro archeologico-storico. Non solo, aggiungo. La stella Bianca Maria Galanti, a pagina 137 dello stesso testo, afferma che “dopo un lungo periodo oblio (ci ritorno dati alla mano), nel 1930 potè finalmente essere riesumato nella sala del “Lido” per iniziativa dei dopolavoristi di Barano e Buonopane. È doveroso ricordare che a tale meritoria fatica diede opera assidua il Segretario Politico di Barano d’Ischia, Ing. Michele Buono, coadiuvato dall’Ing. Francesco Baldini e da un gruppo di volenterosi giovani di Barano. Fatica non semplice, né lieve perché, oltre alla composizione del gruppo dei danzatori, si dovette provvedere ex novo alla ricomposizione del testo e della musica, alla fedele e precisa riproduzione delle figure”.Aggiungerò ulteriori riscontri storici che effettivamente evidenzieranno una distinzione tra la ‘Ndrezzata che conosciamo oggi, e la vecchia ‘Ndrezzata e le sue origini. La lavorazione dei testi da parte di Fiorenzo Di Iorio con i tecnici (alcuni anche suoi parenti) mi è stata confermata anche dal figlio Natale, mio cugino. Tuttavia, se è vero che parteciparono ai festeggiamenti del 5-8 gennaio del 1930, significa che i testi e le figure sono stati disegnati almeno dal 1929. Continuo la mia, e la nostra indagine sulle nostre origini, e vi aggiorno. Grazie a tutti per il sostegno.

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Ivano Di Meglio

Ivano Di Meglio

Eterno studente, scavo nei meandri del passato per trovare l'identità collettiva che porti al traguardo della consapevolezza. Mi occupo di cognomazione, Medioevo e usi locali. Cerco instancabilmente atti, prove e quant'altro mi consenta di ricostruire spaccati di vita lontana e vicina.