ISCHIA HA BISOGNO DI CAPITALE UMANO
Il Sindaco di Casamicciola, Giosi Ferrandino, si è imbattuto immediatamente nel principale problema che la sua Amministrazione deve affrontare: la mancanza di capitale umano. Che significa? Vuol dire che ha bisogno di collaboratori (amministrativi e amministratori) all’altezza qualitativamente e congrui quantitativamente. Anche un’Assessora, lontana dall’isola per troppi giorni alla settimana (come Loredana Cimmino) non era sostenibile in un quadro già fragile. Da qui la necessità di sostituirla con Annalisa Iaccarino, la cui principale dote è quella di sapersi immergere nei meccanismi amministrativi. Il pragmatismo di Giosi gli fa addirittura dire che non è affatto escluso il ricorso a continui aggiustamenti in corsa. Ma non è tutto: Giosi è consapevole che ha ereditato un paese socialmente, oltre che economicamente, desertificato. A Casamicciola non c’è più uno straccio di rappresentanze di categorie, un centro di riunione, di discussione, un sindacato. Non è che gli altri Comuni dell’isola siano messi molto meglio. Anche loro, chi più chi meno, soffrono problemi di carenza qualitativa e quantitativa di organico. Ma non è tutto, anzi questo è il meno. Il problema più grave è rappresentato dallo “scollamento” tra Ente pubblico e rappresentanze sociali (lì dove esistono). E non bisogna fraintendere per “collegamento” alcune servili forme di soggezione. Si oscilla, per queste rappresentanze, tra l’indifferenza verso il pubblico potere e il servilismo opportunistico. E, all’interno dell’Ente locale, spesso si registra uno “scollamento” tra l’agire del Sindaco e la maggior parte di assessori e consiglieri. Ci sono le deleghe, ma ci sarà pure un motivo per cui un Sindaco si vede costretto a surrogare – in molti casi – i suoi assessori e i suoi delegati. Il Sindaco sa di dover rispondere direttamente ai suoi elettori; i suoi collaboratori spesso vanno al traino ma senza mordente e convinzione. A volte il Sindaco non trova corrispondenza e collaborazione nemmeno nel Comando Vigili Urbani e, per l’autonomia delle funzioni, non può nemmeno interferire. Quindi il problema della divisione amministrativa dell’isola in 6 Comuni si aggrava per i motivi suddetti. Non c’è solo scollamento tra Sindaci, ma tra i Sindaci e i suoi collaboratori e tra tutti questi e le rappresentanze sociali. A questo punto il suggerimento che mi sento di dare è quello di percorrere la strada che un bravo manager del Sud ha saputo compiere e sta ancora implementando. Si tratta di Carlo Borgomeo, di estrazione CENSIS (ottima scuola per sociologici ed analisti socio-economici). Per 14 anni ha presieduto la Fondazione con il Sud, dopo essere stato amministratore di Sviluppo Italia e del Comitato per l’attuazione della L.44/86 per l’imprenditoria giovanile. Oggi presiede la GESAC (Società che gestisce l’Aeroporto Internazionale di Napoli). Ma soprattutto la sua Fondazione Con il Sud ha appoggiato, con investimenti, il disegno di Padre Antonio Loffredo, Direttore delle Catacombe di Napoli, per il riscatto di giovani e il loro impiego nella Cooperativa La Paranza, per ristabilire la legalità e per una formazione culturale dei giovani, con finalità turistiche. Con tale disegno è rinata la Sanità di Napoli e con essa il turismo cittadino ha avuto un grande slancio. Fondazione “con” il Sud, non “per” il Sud; la differenza è evidente: senza inclusione, senza coinvolgimento delle varie rappresentanze sociali, un paese è morto, l’economia può anche crescere, ma concentrandosi sempre più in poche mani, senza redistribuzione. Ecco perché, personalmente, sono contrario a qualsiasi forma di imposizione. Sono, ad esempio, favorevole al Comune Unico dell’isola d’Ischia, ma solo se la popolazione di tutti e sei i Comuni si convince della sua necessità. Sono, con Legnini, sullo sdoppiamento delle forme di delocalizzazione dalla zona critica: obbligatoria o volontaria. La popolazione deve convincersi e gli amministratori devono essere capaci di convincere che dalle zone critiche devono andarsene. Ovviamente non aiuta, in questa operazione di convincimento, l’atteggiamento pilatesco dell’Autorità di Bacino che, per rimediare alle sue stesse superficialità del passato, ha smisuratamente allargato la zona rossa. Le Associazioni culturali e di volontariato isolane devono diventare protagoniste di un nuovo modello di sviluppo e tutela del territorio che si basi sul capitale umano. Solo se si arricchisce questo, torna utile l’impiego di capitali economici, altrimenti si rischia di avere fondi che non si sanno utilizzare e si sprecano. Anche gli appelli di Peppino Mazzella per fare della Casa di Giuseppe Mennella (1867-1949), nella disponibilità della Regione, la Casa della storia isolana, funzionerebbe nel momento in cui tale proposta diventasse effettivamente patrimonio civile e culturale dei cittadini isolani e non calasse semplicemente dall’alto di una delibera regionale e fosse occasione per un gruppo di giovani per diffondere, a residenti e turisti, il culto per la storia locale.