GLI ZOCCOLI DI PIOPPO E CANAPA

GLI ZOCCOLI DI PIOPPO E CANAPA

Erano composti da pioppo che, per la sua malleabilità, era facile da lavorare. A Buonopane avevamo Mastro Benedetto (‘e scassaport’) che, per la loro realizzazione, si avvaleva di uno stampo apposito. La sua maestrìa si manifestava anche quando assemblava “‘i zuoccoli”, fatti in resistente legno di pioppo ed usati dai contadini e non solo, sulle cui forme in legno, inchiodava la tomaia di canapa intrecciata cucita a mano o a macchina.

Nei periodi che devono corrispondere al dopoguerra, la canapa intrecciata era fissata dalle “semmenzelle” ovvero appositi chiodini (esiste un famoso detto napoletano in tal senso). Anche in periodi freddi dell’anno erano utilizzati. Addirittura sull’ intera suola esterna spesso venivano messi dei chiodi a gambo tagliato con la testa quadrata tronco-piramidale o allungata, chiamati “centrelle”, che rendevano le scarpe quasi eterne perché si consumavano soltanto questi chiodi e non la suola.

La sostituzione delle “centrelle”, economicamente vantaggiosa per le persone povere, rendeva praticamente la scarpa utilizzabile per moltissimi anni. Purtroppo salvatacchi, salvapunte e “centrelle” provocavano non solo un fastidioso rumore metallico sul selciato delle strade e dei pavimenti delle abitazioni ma esse erano anche la causa di pericolosi scivoloni per mancanza di un adeguato attrito tra scuola e superfici levigate. Viceversa le “centrelle” aiutavano a camminare bene sulle strade sterrate, bagnate e scivolose perché favorivano una maggiore aderenza della scarpa.

In passato, non solo qui al sudde, ma anche al nordde, si assemblavano i “chianielli”, utilizzando gli indumenti usati per costruire tomaie, chiusi anteriormente, abili da tagliare e cucire con una robusta macchina Singer, una sottile e flessibile suola per fare la base di appoggio del piede e di ancoraggio della tomaia in stoffa, ed una suola ricavata da pezzi riciclati di logori copertoni di bicicletta, materiali reperibili, poco costosi, robusti, resistenti all’usura ed impermeabili all’acqua.

La mia bisnonna Restituta Di Meglio, le usava, così come la figlia Brigida Buono, mia nonna. Se vi siete persi la loro purtroppo struggente storia, potete trovarla a questo indirizzo: https://www.facebook.com/ivano.dimeglio/posts/10225256332736909

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Ivano Di Meglio

Ivano Di Meglio

Eterno studente, scavo nei meandri del passato per trovare l'identità collettiva che porti al traguardo della consapevolezza. Mi occupo di cognomazione, Medioevo e usi locali. Cerco instancabilmente atti, prove e quant'altro mi consenta di ricostruire spaccati di vita lontana e vicina.