La tela della Madonna del Rosario in Barano
Dopo quattro anni di assenza da Barano, ritorna la tela della Madonna del Rosario e i Misteri del Rosario. È un’opera del pittore foriano Cesare Calise, datata 1632. Sarà esposta per tutto il mese di maggio nella chiesa di San Sebastiano, per poi essere collocata nella sua posizoone originaria: la Chiesa di San Rocco. Dopo un “prestito” alla sede vescovile d’Ischia, è possibile ammirarla nella navata destra della sopracitata chiesa.L’opera, pur recuperando schematismi popolari quali il racconto per giustapposizione, non è priva di un evidente interesse della committenza locale verso quegli aspetti naturalistici e di “maniera internazionale” rintracciabili a Napoli soprattutto nelle opere di Pietro da Cortona. Il dipinto ha subìto un taglio nella parte inferiore, e oggi poggia su una tavola di abete che integra il vuoto tra la tela e la cornice.La Madonna del Santo Rosario, attorniata da Angeli e putti, regge il Bambino sulle ginocchia; veste una tunica bruna con mantello azzurro. Ai lati, una serie di medaglioni svolgono la rappresentazione dei 15 misteri dolorosi e gaudiosi del Santo Rosario. Motivi floreali intercalano e scandiscono tutta la composizione.La preghiera del rosario è attualmente composta da 15/20 “misteri” (eventi, momenti o episodi significativi) della vita di Cristo e di Maria, raggruppati in “corone”. Ogni corona comprende la meditazione di cinque misteri e la recita di cinquanta Ave Maria divise a gruppi di dieci (decine o “poste”). Essendo facoltativi i cinque misteri aggiunti da Giovanni Paolo II, si può affermare che la preghiera comprende dunque quindici misteri (“misteri gaudiosi”, “misteri dolorosi” e “misteri gloriosi”).La versione integrale e classica della meditazione prevede la contemplazione di tutti i quindici misteri e quindi la recita, tra l’altro, di centocinquanta Ave Maria, con l’antichissima e voluta analogia con i centocinquanta salmi del Salterio. Dal 2002, con l’aggiunta facoltativa dei cinque “misteri luminosi”, si contano venti “poste” per complessive duecento Avemarie.Fonti: vaticano.va; beni culturali; Intro e foto Ivano Di Meglio