“LO YOGA NON È UNO STILE DI VITA” (Chi lo riduce a uno stile, ha smesso di cercare troppo presto)
Era una mattina lenta, di quelle in cui il sole si arrampica piano sui tetti e i pensieri del Viaggiatore si stiracchiano con lui, non aveva fretta e nemmeno una meta solo i piedi che decidevano, di tanto in tanto, dove andare.
Camminava da un po’ quando notò l’insegna, Vivi comodo. Yoga per tutti, anche per chi non tocca le punte dei piedi.
Sorrise, il font era morbido, i colori pastello, davanti alla vetrina, un piccolo cartello a lavagna recitava: “Entra. Respira. Scopri il tuo vero te stesso… ma senza sudare.”
«Interessante…» mormorò il Viaggiatore, «Ogni tanto, una lezione guidata ci vuole.»

Non perché non sappia cosa fare sul tappetino ma proprio perché lo sa fin troppo bene. La mente, quando è lasciata libera, sceglie sempre la strada più gratificante, ripete ciò che le riesce, evita ciò che la mette a disagio.
E così anche la pratica diventa selettiva, comoda, prevedibile.
Il Viaggiatore lo sapeva per questo, quella mattina, decise di farsi guidare.
Di affidarsi alle parole di un altro, di non decidere lui quali asana, quanto restare, quando uscire. Una pratica “non sua”, per osservare meglio sé stesso.
Aprì la porta, profumo di incenso leggero e playlist chill in sottofondo. Un’insegnante sorridente lo accolse con un “Namastè!” un po’ troppo entusiasta per quell’ora del mattino.
«Benvenuto! Qui non giudichiamo nessuno, se non hai voglia di fare nulla, va bene lo stesso.»

Il Viaggiatore annuì. Non aveva ancora capito se era uno spazio di libertà o un rifugio dalla disciplina.
La sala era accogliente, con luce morbida e profumo di incenso, niente di invadente, per fortuna. Il Viaggiatore si sistemò in fondo, in quell’angolo dove si può osservare senza essere osservati troppo.
La lezione scivolò via con piacevolezza. Sequenze ben costruite, ritmo giusto, voce chiara. L’insegnante, ovviamente una donna, come quasi sempre. Strano, pensò il Viaggiatore, non si capisce perché la maggior parte degli insegnanti di yoga siano donne, forse gli uomini preferiscono aspettare l’illuminazione… seduti. Ma andava bene così. Lei era brava, e non è mica poco.
Dopo il Namastè finale, il gruppo si raccolse per qualche parola. Qualcuno sorseggiava una tisana, qualcun altro sistemava il tappetino piegandolo con la precisione di un monaco zen.
Fu proprio l’insegnante, con quel tono da “condivisione consapevole”, a lanciare la frase che rimbalzò subito nell’orecchio del Viaggiatore:
«Perché, lo yoga non è solo una pratica… è uno stile di vita.»
Lui sorrise. Eccolo, il grande classico.
Come il tiramisù al ristorante, c’è sempre, e nessuno osa dire che forse… è sopravvalutato.
La mente del Viaggiatore iniziò già a viaggiare e presto, avrebbe avuto qualcosa da dire. Con la calma di chi ha camminato abbastanza da sapere quando parlare, si schiarì appena la voce. Non per interrompere, ma per… aggiungere.
«Posso?» disse, con quel sorriso che disarma e incuriosisce.
«Visto che è un momento di condivisione, condivido anch’io. Perché ogni volta che sento dire che “lo yoga è uno stile di vita”, qualcosa dentro di me si storce un po’.»
Qualcuno smise di sorseggiare la tisana, qualcun altro trattenne un mezzo sorriso, come se stesse per succedere qualcosa di interessante.
«Non fraintendetemi,» continuò, «non è che non capisca cosa si intende è che a forza di sentirlo ripetere, sembra quasi che lo yoga sia diventato una lista di cose da fare: mangiare in un certo modo, vestirsi in un certo modo, postare in un certo modo… e alla fine, vivere in un certo modo per sembrare yogi.»
Fece una piccola pausa, lasciando spazio al silenzio, quello buono.
Poi aggiunse: «Lo stile di vita è l’insieme delle abitudini, comportamenti, scelte quotidiane e valori che una persona adotta nel modo in cui vive.
Per esempio c’è lo stile di vita del salutista, sveglia presto, colazione bilanciata, palestra tre volte a settimana, meditazione quotidiana, dieta ricca di frutta e verdura, niente fumo né alcol, seguito spesso da chi mette al centro la salute fisica e mentale, con attenzione a ciò che si consuma e si fa.
Oppure lo stile di vita minimalista, ridurre al minimo il superfluo, pochi oggetti, vestiti essenziali, vivere in spazi semplici, consumare poco e con consapevolezza.
Spesso scelto per trovare più libertà mentale, meno distrazioni, più attenzione alla qualità della vita e non alla quantità.
In entrambi i casi si tratta di modelli di comportamento coerenti e visibili, spesso programmati e riconoscibili… ed è proprio questo che metto in discussione, lo yoga come ricerca personale non può essere codificato in uno stile unico e preconfezionato.»
Nella sala si era creato un silenzio denso, non proprio meditativo, più simile a quello che cala quando qualcuno rovina il finale di una serie molto amata.
Tra i presenti, compresa l’insegnante, c’era un misto di curiosità e leggero disappunto, il tipo di silenzio che nasce quando qualcuno mette in discussione una verità comoda, detta e ridetta tante volte da sembrare ovvia.
Il Viaggiatore lo percepì e come al solito, non si tirò indietro, anzi, fu proprio quel silenzio a dargli lo slancio per continuare, non per avere ragione, ma per condividere una prospettiva, come si fa tra amici, dopo una buona pratica e prima di un buon caffè.
Riprese a parlare: «Ogni modo di condurre la propria vita può essere definito uno stile di vita, che sia consapevole o meno, sano o meno, spirituale o materialista, attivo o sedentario. Anche chi dice “non seguo nessuno stile di vita” in realtà ne ha uno.» Con un unico respiro il Viaggiatore continuò:
«Lo stile di vita è l’effetto visibile del nostro modo di pensare, delle nostre abitudini, delle scelte che facciamo ogni giorno e anche di quelle che evitiamo.
Chi medita all’alba e mangia vegano ha uno stile di vita.
Chi guarda Netflix fino a tardi e vive di fast food, pure.
Anche chi cambia idea ogni mese su come vuole vivere… ha comunque uno stile di vita fatto di fluttuazioni.
Per questo dire che “lo yoga è uno stile di vita” può essere fuorviante, perché lo stile di vita è il contenitore, ma lo yoga è la ricerca che ti spinge a guardare cosa ci metti dentro.»
Si fece silenzio.
«Poi certo, se lo yoga ti aiuta a vivere meglio, ben venga ma non scambiamolo per una moda perché una moda passa, la ricerca… resta anche quando ti fa inciampare.»
E con quel sorriso che sapeva di complicità più che di insegnamento, il Viaggiatore si alzò, arrotolò il tappetino, e uscì, lasciandosi dietro solo un leggero odore di incenso e un paio di domande.

