“HO DENUNCIATO ABUSI, LO STATO MI HA TOLTO FIGLIO E SOLDI”: A CHE PUNTO SONO LE STORIE DELLE MADRI «ALIENANTI»

“HO DENUNCIATO ABUSI, LO STATO MI HA TOLTO FIGLIO E SOLDI”: A CHE PUNTO SONO LE STORIE DELLE MADRI «ALIENANTI»

Alienazione parentale, Pas, bambini prelevati e madri definite ‘manipolatrici’: su queste vicende sembrava essere arrivata la parola fine, dopo la sentenza della Cassazione sul caso Massaro, ma poi nei fatti non è stato così: ecco le loro storie

Agenzia Dire.it Autore: Silvia Mari

ROMA – Un figlio da 11 anni nelle mani dei servizi sociali. La vendita di una casa per pagare gli avvocati della propria difesa, una spesa di 300mila euro di parcelle e consulenti di parte, 35 querele ricevute. Dover tornare a vivere con i propri genitori pensionati, ‘per non finire sotto i ponti’. Lei è Laura Massaro, la mamma che in Cassazione ha visto un’ordinanza storica che avrebbe dovuto seppellire per sempre l’alienazione parentale. Ma il suo stalking giudiziario, come ha denunciato in conferenza stampa alla Camera dei deputati, non è finito e per tutti è rimasta la mamma maltrattante e alienante. Perchè l’alienazione parentale (la pseudoteoria per cui il genitore che denuncia violenza o abusi, per lo più mamme, è manipolatorio. Un teorema giuridico che induce a periziare psicologicamente chi denuncia gli abusi e non ad indagare sui fatti) continua a vivere anche nell’era della Riforma Cartabia. Lo racconta Teresa, che suo figlio l’ha visto per 8 mesi dietro uno schermo, come una pericolosa killer. E ora due ore ogni 15 giorni: in uno spazio neutro in cui suo figlio non può scrivere lettere. Lo sa Frida che in tribunale finisce per il riconoscimento tardivo di sua figlia da parte dell’uomo che quella bambina non la voleva, bimba che nessun giudice vuole ascoltare. Lo sa Francesca, anche lei alienante per i servizi sociali di Venezia, i cui figli, due fratellini, sono stati prelevati ben due volte: una da casa, tra le urla dei nonni e lei finita ammanettata, dove poi hanno fatto ritorno; e una da scuola, dove la mamma all’uscita non li ha più trovati.

Nel cuore delle Istituzioni, con una conferenza stampa che è tornata a portare all’attenzione dell’opinione pubblica il fenomeno della violenza istituzionale, promossa dalla deputata M5S Stefania Ascari, si torna a parlare di cosa succede a chi denuncia violenza domestica o abusi sui bambini. A quel meccanismo distorto che si origina e che colpisce per lo più, come emerso dalle storie presentate alla Camera dei deputati, mamme e bambini. Perche sono le mamme maggiormente a denunciare violenza domestica e abusi sessuali sui figli e diventano loro le indiziate perfette per essere accusate dai periti del giudice (le ctu) di essere troppo protettive, troppo simbiotiche, alienanti, manipolatorie.

E chi sono queste ctu che scrivono le perizie che poi alimentano questi procedimenti infiniti? ‘Ho incontrato consulenti pregiudicati, anche per omicidio colposo o per peculato’ denuncia l’avvocato Domenico Morace, legale del famoso caso dei fratellini di Cuneo strappati alla mamma e trascinati in casa famiglia dopo aver denunciato gli abusi paterni. ‘Se non smetti di parlare degli abusi revocherò la possibilità ai tuoi genitori di fare i nonni’ sono le parole o minacce della ctu che incontra Francesca, la stessa consulente del celebre caso di Cittadella, il bambino trascinato mani e piedi e portato via dalla mamma, che solo da grande ha potuto fare ritorno da lei, come voleva. Frida, Francesca e Teresa sono venute a Roma dopo un lungo viaggio, da Venezia e dalla provincia milanese per poter tornare a far sentire la denuncia che negli ultimi anni sembra sopita. Sono tante le mamme collegate in streaming: ci sono anche io, scrive la mamma di Parma alla quale hanno portato via il bambino anche tacciandola di essere no vax; collegata la mamma di Ischia e tante altre.

Al tavolo della conferenza presente la senatrice Valeria Valente, membro della commissione d’inchiesta sul femminicidio e al coordinamento di un gruppo di lavoro sulla violenza istituzionale. Da presidente della commissione con il precedente governo, Valente ha dato vita a una relazione inedita sull’alienazione parentale e allo studio analitico di 36 casi esemplari. Cosa è successo dopo? Nonostante sentenze storiche e anni di lotte, questa la denuncia delle mamme, lo stalking giudiziario anche da parte delle istituzioni non è mai finito esponendo chi denuncia e i minori a ‘una vita istituzionalizzata’ come la definisce mamma Frida e a un vero e proprio ‘bottino economico’. Numerosi i casi di chi finisce a dormire in macchina o presso parenti per pagare gli avvocati.

Con l’ordinanza di Cassazione 9691 del 2022 sul caso Massaro la Corte aveva stabilito che i prelevamenti dei minori in nome dell’alienazione parentale, costrutto ascientifico che non esiste, fossero fuori dallo stato di diritto. Ma “il 19 novembre la Cassazione si è espressa sul ricorso presentato dalla controparte (il padre del bambino che aveva impugnato in appello) rigettando tutto tranne un punto che mi vedrà costretta a pagare delle condanne pecuniarie ed è il quinto appello per me. Di fatto mi ridefinisce alienanteSono 11 anni che mio figlio è nelle mani delle istituzioni– racconta Laura Massaro-, dal 2014 è affidato ai servizi sociali, dal 2019 al 2023 in mano a un tutore e io fatta decadere dalla responsabilità genitoriale. Sono stata riconosciuta vittima delle istituzioni (il caso Massaro è uno dei 36 esemplari), ma ad oggi non so chi l’ha agita. Sono imputata in due processi: uno per elusione dei provvedimenti dei giudici e uno per diffamazione. Stanno facendo morire i miei genitori denunciati anche loro da figure istituzionali e tutte le denunce sono state archiviate. Io sono a processo per fatti che sono stati archiviati- spiega Massaro- e per la diffamazione, mentre alla mia controparte viene riconosciuto il diritto di cronaca. E ancora oggi sono presentata pubblicamente come madre maltrattante, se questa non è violenza economica istituzionale- esclama- doversi difendere e venire trascinati in procedimenti. Ho vinto un paio di giudizi e non ho ricevuto un euro di rimborso, le spese sono state compensate. Dunque quando vinco pago, quando perdo pago”. Massaro parla di uno ‘stalking giudiziario basato su perizie (poi sconfessate) che mi hanno descritto come mamma alienante. La pas non è stata sconfitta non è vero, è nei tribunali con il ddl pillon, è nei tribunali anche con la Cartabia che ha ripreso una parte del ddl pillon sulle sanzioni pecuniarie a cui sarò condannata. Non avrei ottemperato ai decreti? Abbiamo avuto per 5 anni incontri protetti e la Procura di Roma ha stabilito che la volontà di mio figlio è incoercibile. Io ho protetto, non eluso e mi ritrovo con 35 querele, anche da parte di figure istituzionali, una spesa di oltre 300mila euro, una casa venduta e sono dovuta tornare a vivere dai miei genitori, due pensionati, un operaio e un’impiegata, come sono anche io impiegata, o sarei finita sotto ai ponti’.

Anche Teresa è stata dipinta come alienante, nei decreti che la riguardano, i giudici le hanno rimproverato di essersi rivolta alla stampa e ai social per denunciare. Oggi suo figlio ha 14 anni e alla Camera dei deputati lei ha portato un bigliettino in cui il ragazzo scrive: ‘voglio una vita come gli altri, voglio tornare da mamma. Il carcere (la comunità dove è stato collocato) l’ho fatto’. Nel luogo del prelevamento, immortalato in video strazianti girati dai cellulari con le grida di Teresa registrate, Somma Lombardo le ha dedicato una panchina rossa: l’unica che questa donna vuole vedere per questo 25 novembre. Lì andrà a sedersi, promette. Oggi suo figlio è stato collocato dal padre, così prevede il reset: distacco dalla mamma, azzeramento dei contatti e inversione di collocamento con l’altro genitore, proprio come il reset di un pc.
‘Mio figlio è stato 3 anni in comunità, per 8 mesi l’ho visto da dietro uno schermo un’ora al mese, poi da un anno e mezzo 2 ore ogni 15 giorni in uno spazio neutro con un’educatrice’. Anche Teresa continua a chiedere l’ascolto del minore.

Lo chiede anche Frida per sua figlia che ha 8 anni e chiede di potersi esprimere. Frida ha subito due ctu, una quando sua figlia ancora non era stata ancora riconosciuta dal padre biologico che non la voleva, all’età di 18 mesi della piccola. Fu riconosciuta alienante quando la piccola era un’infante, nell’età in cui ci attacca ancora al seno materno.
‘Anche il mio è uno dei 36 casi esemplari e ancora io e la mia bambina siamo sottoposte a un trattamento disumano. Ancor prima che mia figlia venisse riconosciuta dal padre, una bambina voluta solo da me, veniva affidata ai servizi sociali. L’articolo 250 sul riconoscimento dei figli per noi è stato l’anticamera della legge 54 sulla bigenitorialità: una legge misogina, voluta dai padri separati che ha fatto fare passi indietro al diritto di famiglia’, dice Frida. Perchè è una legge, come questi casi mostrano e alcuni esperti descrivono, interpretata in modo adultocentrico, in cui il diritto dell’adulto di essere genitore prevarica su quello del minore ad avere un genitore. Così la legge blinda anche gli indagati per violenza, gli imputati, i condannati esponendo i bambini a dei rischi e in barba alla convenzione di Istanbul e alimentando spesso la violenza agita dagli ex con il pretesto dei figli. ‘Ogni donna in tribunale come madre porta uno stigma: le madri devono saperlo’. Il calvario di Frida è fatto di ‘due ctu, l’affido ai servizi della bimba, in 6 anni ho superato 100mila euro per difendermi e mia figlia è stata consegnata ai servizi sociali di Venezia che non hanno difeso il supremo interesse del minore. Quella dei servizi sociali è la peggiore pagina di vittimizzazione. E’ stato negato l’ascolto della minore perchè sarebbe condizionata da me e la convenzione di Istanbul non è stata riconosciuta. E’ stato disposto il collocamento diurno in una struttura e messa una curatrice: tutto per un uomo che non la voleva e che dei 300 euro di mantenimento trattiene gli 80 dell’assegno unico. Non ho impugnato in Cassazione perchè la fiducia nella giustizia è sparita. Oggi la bambina ha questi incontri protetti, organizzati dai servizi negli spazi della polizia locale. Sarò a processo per inottemperanza ai decreti e ho decine di denunce: la procura di Venezia sta indagando su di me, la controparte ne ha fatte più di 30′.

I figli di Francesca invece hanno subito un doppio prelevamento: un caso unico. ‘Li hanno presi da scuola il 14 ottobre e da allora non so nulla, ho fatto cinque accessi agli atti e cinque ricorsi al Tar. So solo che stanno in una comunità di Venezia’. E’ andata a prenderli a scuola e non li ha trovati più: anche lei è alienante per i periti.
Valeria Valente ha commentato come ‘abnorme’ la scelta di strappare un figlio a una madre. ‘Posso fare interrogazioni o accesso agli atti, ma non posso dire sul singolo giudice’, precisa. E sulla relazione della precedente Commissione e i suoi effetti chiarisce: ‘Ci siamo spinti al massimo possibile, abbiamo letto una prassi e abbiamo denunciato e fotografato un fenomeno. Se non si legge la violenza che una mamma subisce o un minore tutto ciò che consegue è sbagliato per pregiudizio o tesi come la PAS (alienazione parentale). La riforma Cartabia è stata anche il frutto di quella relazione, non abbiamo cambiato tutto, ma alcune cose sì. Sull’attuazione della Cartabia, che non si applica ai casi precedenti, è comunque in corso un monitoraggio in seno alla commissione parlamentare, fa sapere. ‘Ma non inasprite il conflitto con il singolo giudice’, suggerisce la senatrice del PD.

Stefania Ascari, deputata M5S, che su questi casi ha presentato numerose interrogazioni, ricorda ‘le pdl pendenti per estendere il gratuito patrocinio anche in sede civile a prescindere dal reddito; la modifica della legge 54 del 2006 che è stata proposta dal 2018 e si voleva già inserire nel codice rosso’. E ancora tra le proposte da realizzare: ‘la banca dati dei bambini allontanati e il sequestro conservativo degli immobili dell’imputato a garanzia di risarcimento o i beni vengono fatti sparire e intestati ad altri’. Sono tutti strumenti per arginare la violenza economica che si abbatte su chi denuncia.
Lo Stato invita a denunciare, pubblicità progresso dilagano, e poi i processi si trasformano in una vivisezione delle vittime e non dei carnefici, la denuncia di Ascari. L’avvocato Domenico Morace lo spiega: ‘L’alienazione parentale è una bestialità. Assistiamo a un suo recupero tramite giri di parole perchè non si parla più di sindrome ma di atteggiamento psicologico. Le leggi ci sono, anche la giurisprudenza, ma resta la formazione di chi se ne occupa: ci sono magistrati preparati e impreparati. E il vulnus si riflette sui servizi sociali ormai privatizzati. Assistiamo- continua il legale- a quella che definiamo violenza vicaria esercitata quando un compagno si separa e utilizza i diritti sui figli per esercitare diritti sull’ex’. Un controllo pericoloso.
Una spirale che non si arresta, che si alimenta in Tribunale. ‘Forse stiamo ancora peggio di prima: da decreti e ctu e servizi sociali arriva un accanimento sempre peggiore’, è il commento di Veronica Giannone che nella passata legislatura in commissione infanzia e adolescenza numerosi casi ha seguito da vicino.’Dove sono le associazioni, le persone di buona volontà’, si domanda mamma Frida. Piazza Montecitorio solo un paio di anni fa si riempiva di sit in, presidi pacifici di mamme con le foto dei loro bimbi stampate che avevano raccontato all’opinione pubblica cosa fosse la violenza istituzionale a tutti oscura. Ora la piazza è silenziosa, pesa il rischio dell’oblio.

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Redazione

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