NUOVE IMMAGINI DEL KILLER DI SANTO ROMANO DAL CARCERE, IL RISPETTO PER LA MEMORIA DOV’È?
Dopo la sentenza beffa dello scorso 29 aprile dell’omicidio di Santo Romano con la condanna del presunto assassino a 18 anni e 8 mesi, ritornano sui social delle foto che ritraggono il 17enne, recluso nell’istituto penale minorile di Airola, in sovraimpressione, la scritta “18 anni e 8 mesi passano” con ovvio riferimento alla pena da scontare. Il profilo social del 17enne si ritiene sia gestito da qualche amico o familiare. È un oltraggio alla memoria di Santo Romano e alla sua famiglia con il suo dolore, invece di avere disprezzo per se stesso avendo ucciso un giovane ragazzo che aveva una vita avanti. Se questo 17enne ha un rifiuto sistematico della legge facendo diventare il carcere un palcoscenico dei social allora viene da chiedersi perchè non usare pene esemplari come l’ergastolo. La madre, vedendo anche nei giorni scorsi, foto e messaggi analoghi sul profilo dell’imputato, ha annunciato che presenterà un esposto indirizzato al carcere per richiedere una perquisizione all’interno delle celle, così da sottrarre i cellulari tenuti illegalmente. Solo una mamma sofferente nella sua lotta lunga e dolorosa che solo Dio sa deve essere di nuovo lei a rilanciare la battaglia la battaglia di una giustizia piena e non come casa ‘di dirette social’ ove oltraggiare la memoria senza alcun rispetto. Sembra che il carcere abbia solo una valenza fortemente simbolica nella società contemporanea e i veri avversari siano gli indifferenti come la mamma di Santo Romano in questo silenzio assordante della giustizia, che vorrebbe nutrire la speranza di una giustizia piena. Eppure gli osservatori esterni designati dagli enti locali e dalle Regioni i Garanti dovrebbero avere il compito di agire, anche in modo intrusivo, per un monitoraggio del rispetto dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà, senza solo fare visite e facendo attuare quel complesso di misure restrittive segnalando “a chi di dovere” quello che non funziona come la detenzione di cellulari all’interno delle mura della speranza di cambiamento. Non vuole essere un richiamo morale bensì concreto e operativo per far si che la questione della sicurezza sociale, cui tutti ambiamo, possa avere un seguito. “Spes contra Spem”: un impegnativo “essere” speranza contro uno sterile “avere” speranza.

