Sono già otto anni che Lucio Dalla ci ha lasciato
Impossibile descrivere cosa è stato Lucio per la canzone italiana, che lui ha saputo attraversare per oltre cinquant’anni con inesauribile curiosità e con un talento eclettico, in grado di esplorare con successo tutti i generi.
L’immensa produzione artistica di Lucio è dunque diventata parte integrante della cultura italiana. Iniziò negli anni ’60 come ragazzo prodigio del clarinetto, il grande pubblico lo scoprì al Festival di Sanremo 1971 con la canzone “4/3/1943”, rivelazione di quell’edizione.
Poi la proficua collaborazione col poeta Roberto Roversi, col quale firmò tre album, il più noto dei quali è “Automobili” del 1976, con la hit “Nuvolari”. Conclusa in modo contrastato l’esperienza con Roversi, dal 1977 Dalla comincia a scrivere da solo i testi delle sue canzoni, e arriva il grande successo con l’album “Com’è profondo il mare” che lo consacra definitivamente.
Il resto è storia della canzone italiana. Dal tour con De Gregori alle tantissime hit che hanno scandito gli anni ’80 e ’90, dagli album storici come “Dalla” e “Lucio Dalla” alla classica “Caruso”, l’artista bolognese ha saputo coniugare la musica d’autore con i megaconcerti negli stadi.
Dalla, che sin dagli inizi portava la musica anche nei suoi spettacoli teatrali, ha anche provato la via della regia in opere liriche oltre a rivelarsi un talent scout sempre pronto a supportare i giovani promettenti.
La sua morte, avvenuta in Svizzera nei giorni di un importante festival jazz, ha il sapore di un cerchio che si chiude, perché è proprio dal suo amato jazz che Lucio partì alla conquista della musica. Ma la sua arte è tuttora viva e continua a raccontarci storie sempre nuove.

