L’isola delle scimmie
Pithekoussai o Pithecusae, in greco “isola delle scimmie” o “popolata dalle scimmie”. Quante volte noi ischitani abbiamo ascoltato questa storia? Eppure mi sono trovato più volte a notare come in effetti non tutti siano al corrente della storia del nome della nostra isola.
Il tutto ha inizio lontano dall’isola d’Ischia, in Grecia. Ci troviamo infatti nei pressi delle famose Termopili, il noto collo di bottiglia dove il prode Leonida I di Sparta, inflisse gravissime perdite all’esercito persiano di Serse I. In quel lembo di terra tra Locride e Tessaglia, vivevano due fratelli.
Frinonda ed Euribato. Purtroppo per noi non si tratta affatto di nobili eroi del mondo antico. Infatti i due fratelli erano dei veri e propri fuori legge, ladri che ne combinavano di tutte i colori a chiunque gli capitasse a tiro. Come ci descrive lo storico e geografo alessandrino Xenagora: non solo farabutti, ma come in ogni mito che si rispetti, i gemelli incarnavano anche degli elementi irrazionali, magici, se vogliamo.
L’impressione che abbiamo leggendo di questi due individui è quella che potremmo avere leggendo una fiaba irlandese. Il Piccolo Popolo: Pixie, Spriggan e Lepricani, oppure, senza andar troppo lontano, ci ricordano quegli spiritelli che anche in Italia hanno trovato grande attenzione nell’antichità. Spiriti che a seconda di come gli girava potevano provocare la fortuna o la rovina del protagonista di turno.
Come tante volte abbiamo ascoltato da bambini, nelle storie che ci venivano raccontate dai nostri nonni. I fratelli greci quindi, così come i loro colleghi europei adoravano andare in giro a combinare guai. La leggenda narra di come la madre dei fratelli, quando questi erano ancora in tenera età, avesse profetizzato che sarebbero stati catturati da un certo Melampigo (sedere nero). Ed è esattamente così che andò.
A quel tempo il prode Eracle si trovava in Lidia, al servizio della regina Onfale. I due gemelli ben pensarono di sottrargli le armi, mentre questi era assopito all’ombra di un secolare olivo. Bersaglio decisamente al di fuori della portata dei gemelli, il possente figlio di Zeus si mise subito alla ricerca dei due, rintracciandoli poche ore dopo nei pressi del lago Trichonida. Inutile dire che vennero facilmente acciuffati e legati su due lunghe aste, con la testa all’ingiù e posti sulla schiena del semidio a mo’ di zaino.
Così il figlio di Zeus iniziò la marcia, con i gemelli imprigionati in tal modo. I due che avevano superato di sicuro situazioni peggiori, non si persero d’animo. Pochi chilometri dopo infatti notarono che la pelliccia del Leone Nemeo, (unico indumento utilizzato dall’eroe) non era abbastanza lunga da arrivare a coprire le natiche, la cui esposizione al sole aveva reso il sedere di Eracle decisamente abbronzato.
Sovvenne immediatamente alla mente dei due, la profezia formulata chissà quanto tempo prima da loro madre. Scoppiarono in una fragorosa risata. Quando l’Eroe incuriosito chiese spiegazioni, fu così divertito dalla situazione che decise di liberare i due gemelli. Furono meno fortunati con il padre dell’Eroe, Zeus.
Tempo dopo infatti tentarono di ingannare il re dell’Olimpo stesso. Non è chiaro il punto della questione, né in cosa più precisamente consistesse questo inganno giocato al dio, che di certo non la prese affatto bene. Decise infatti di trasformarli in due scimmie, deportandoli sull’isola di Pithecusa, la cui discendenza avrebbe in seguito dato il nome all’arcipelago campano e più precisamente all’isola d’Ischia o Pithecusa, l’isola delle scimmie.
In realtà l’etimologia del nome della nostra isola è ancora materia di dibattito. Non si è ancora giunti ad una soluzione che soddisfi tutti gli interrogativi. Un’altra valida interpretazione ci viene riferita da Plinio il Vecchio, nella sua magistrale “Naturalis Historia”. Stando allo scritto del famoso storico romano infatti, il termine “Pithecusa” deriverebbe dal greco “pithos”, termine con il quale gli antichi greci indicavano quelle anfore dalla forma caratteristica, utilizzate per l’immagazzinamento delle vettovaglie.
Una tesi del tutto valida se prendiamo in considerazione il fatto ormai conclamato che Ischia ebbe un passato non da colonia, bensì da Emporion, ovvero da stazione commerciale. E più nello specifico una stazione commerciale dove la lavorazione dell’argilla era di fondamentale importanza, appunto. Ed infine la teoria formulata dal nostro archeologo di fiducia: Giorgio Buchner.
Per il Buchner il termine “Pithekoussai” sarebbe semplicemente l’ellenizzazione del nome dato all’isola (o alle isole) dai primissimi abitanti della zona. Sono molteplici le teorie in merito e chissà che un giorno, gli archeologi ed i numerosi studiosi che da decenni analizzano la questione riusciranno a scoprire la verità.
Noi preferiamo almeno per il momento, mettere da parte l’aspetto accademico. Preferiamo catapultarci in un mondo popolato da spiriti e creature dal carattere mutevole, come i romantici sognatori quali siamo.
Ci piace pensare che il tutto ebbe inizio dalle mirabolanti avventure di due gemelli combina guai, che finirono per far arrabbiare l’autorità massima del loro tempo. Teoria in accordo con la personalità di molti abitanti dell’isola, forse eredi del retaggio spirituale ed essenziale dei Gemelli stessi.