Il Coronavirus sbarra la settimana della moda milanese
La settimana della moda già sta facendo i conti con il blocco dei voli con la Cina e le ricadute economiche si stanno concentrando su tutto il sistema produttivo del lusso-moda.
La moda è un settore trainante dell’export italiano e nei primi nove/dieci mesi del 2019 il valore delle esportazioni nazionali ha raggiunto i 45 miliardi di euro. Ad oggi con molte città isolate, le strade deserte e la paura del contagio, molte catene hanno chiuso i propri punti vendita.
Ai mancati incassi, bisogna anche sommare lo stop dei flussi turistici, visto che un quarto degli acquisti di lusso vengono effettuati proprio dai consumatori cinesi d’élite.
Le preoccupazioni riguardano tutta la città di Milano, in particolare albergatori e ristoratori, che si trovano a rilevare i numeri con il rischio di disdette e mancati incassi in una settimana solitamente da tutto esaurito.
La moda sta vivendo un momento di sconforto e si trova a combattere con le conseguenze dell’epidemia. Sono incerte le previsioni future e potrebbe essere peggio dell’anno della Sars, in 5 mesi potremmo perdere anche 300 milioni di euro.
In programma fino al 24 febbraio, le giornate della moda hanno scelto come slogan un messaggio di solidarietà nei confronti del Paese colpito dall’epidemia, aprendo le sfilate autunno-inverno per la prima volta con uno stilista cinese, Han Wen, l’unico che assieme Anna Yang di Annakiki è riuscito ad arrivare nel capoluogo lombardo.
A causa dell’epidemia, duemila operatori tra cui giornalisti e addetti ai lavori della moda cinese non potranno essere presenti.
Una penuria che purtroppo pesa molto sul sistema economico della città che solitamente nei giorni di sfilate registra il tutto esaurito.