Antartide: il clima anti-krill

Antartide: il clima anti-krill

In Italia si percepiscono già temperature anomale fuori stagione ma per renderci conto degli effetti impressionanti del caldo inconsueto, dobbiamo dare uno sguardo a ciò che sta accadendo in Antartide dove la situazione diventa ancora più preoccupante: si sono toccati i 20 gradi. Per la prima volta nella storia i termometri hanno segnato 20 gradi. I paesaggi sono scoperti di neve e lo scenario bianco ora ha numerose distese marroni di terra senza più neve.

La mancanza di neve, ha sorpreso ed è la prima volta che che si manifesta questo fenomeno intensificato a causa delle ondate di calore che si stanno vivendo dalla fine di dicembre.

I pinguini disorientati, camminano sulle rocce e la loro popolazione è diminuita del 60% perché non trovano più il krill, il gambero tipico principale fonte di sostentamento dei pinguini.

E la causa della scomparsa del crostaceo, è anche la pesca industriale. Per Greenpeace, sarebbe importante istituire una rete globale di santuari marini, tra cui quello nell’Oceano Antartico. Il krill, questo piccolo crostaceo di cui si cibano pinguini, balene e foche, ora nell’Antartide sta scomparendo. Tanti pescherecci provenienti da Norvegia, Corea del Sud e Cina si trovano a pescare sempre più vicini alle coste.

Il krill viene pescato anche per essere trasformato in integratori alimentari, come ad esempio le capsule di Omega 3 e per creare mangimi per l’acquacoltura o per gli animali domestici.

È una lotta all’ultimo sangue per il cibo con specie che vivono in un’area soggetta a pericolosi mutamenti.

Esistono 18 specie di pinguini ma quello più conosciuto e che vive nell’Antartico, il pinguino imperatore, per i motivi citati, è ora a rischio di estinzione.

Il clima globale del nostro pianeta sta subendo, in modo sempre più evidente e rapido, un cambiamento non dovuto a cause naturali.

L’aumento dei gas serra derivante dalle attività umane è quindi responsabile del cambiamento climatico in atto e rischia di trasformare il pianeta in modo radicale, rendendolo inabitabile per le specie animali e vegetali come le conosciamo e certamente per la civilizzazione e la stessa specie umana; per questo bisogna ridurre in fretta le emissioni.

Se gli effetti del cambiamento climatico riguardano tutti, essi impattano maggiormente sui paesi più poveri e sulle popolazioni più vulnerabili.

Anzi, coloro che meno hanno beneficiato del benessere economico, ne subiscono maggiormente le conseguenze, avendo strutture e infrastrutture più fragili; anche nei paesi sviluppati e nelle economie emergenti, gli strati meno abbienti e in condizioni di vita precaria della popolazione soffrono e rischiano di più.

Le conseguenze del cambiamento climatico sulla vita e le attività delle persone e delle comunità, nonché sulle loro possibilità di sviluppo sono molto gravi; per esempio, aumentano i rischi di declino dei raccolti, di impatto sulle risorse idriche, di spostamento degli areali delle malattie, di innalzamento dei livelli del mare.

Di qui c’è l’esigenza di agire subito e assicurare un approccio equo nei futuri accordi sul clima, che aiuti i paesi in crisi e le popolazioni povere a raggiungere un benessere non fondato sui combustibili fossili e a diventare maggiormente resilienti verso gli impatti inevitabili del cambiamento climatico!

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Valentina Felici

Valentina Felici

Nasce a Roma dove consegue la laurea in Lettere e Filosofia presso La Sapienza. Iscritta regolarmente all’albo della Regione Campania, si ritiene una giornalista molto creativa. Da 9 anni scrive articoli per diversi quotidiani e riviste importanti. Redige comunicati stampa per alcune società di spettacolo e cultura di Roma. Attualmente, si impegna nella stesura di articoli che contrastano la violenza di genere in sinergia con alcune istituzioni pubbliche e aziende, cercando di donare un sostegno laddove ce ne sia bisogno e promuovendo numerosi programmi e campagne di sensibilizzazione.