NON CERCHIAMO TURISTI MA VIAGGIATORI
Il Ponte dei morti ha fatto registrare un massiccio movimento turistico in tutte le principali mete, Ischia inclusa. Naturalmente, se si guarda al dito anziché alla luna, ognuna di queste località scelte penserà di essere stata un’attrattiva privilegiata rispetto alle altre, magari per meriti dei governanti locali che avrebbero saputo impostare un’efficace propaganda turistica. Ma non è così; i fenomeni collettivi turistici hanno ragioni più globali, più omologanti, più massificanti, più da inconscio collettivo di quanto generalmente si crede. Il turismo è sì un fenomeno economico, ma è movimentato da componenti sociologiche complesse e va letto con gli occhiali dell’antropologo. Ha ragione il prof. Marotta (l’eccezionale attore Silvio Orlando) del film di Sorrentino “Parthenope”: “L’antropologia è «vedere», anzi «saper vedere» non solo guardare”.

Il visitatore può essere turista globalizzato che guarda con superficialità, con convenzionalità, con ripetitività i luoghi, le persone, gli usi e costumi, senza capacità penetrativa o può essere “viaggiatore” ovvero scrutatore perspicace di luoghi, persone, arte, storia e cultura. Io stesso ho scelto, per queste vacanze, Londra, Stonehenge (sito mondiale di archeologia) e Bath (luogo di termalismo storico romano). Ovviamente, da pensionato, avrei potuto scegliere un periodo lontano da ponti e dal massimo affollamento ma, volendolo fare con la famiglia, con figlia e nipotina, ho dovuto adattarmi ai tempi di chi lavora. Tuttavia anche nella folla si può “vedere” ciò che non tutti vedono.

Ho, per esempio, osservato che il sistema metropolitano di comunicazione è talmente ordinato e funzionale che anche in presenza di flussi enormi, non crea tappi ma scorre con sufficiente rapidità. E’ tutto automatizzato, l’uso del contante e dei ticket cartacei è ridotto all’osso, tutto avviene con carte di debito o credito (fisse o ricaricabili). E, comunque, all’occorrenza e in considerazione della presenza di turisti anziani o con difficoltà di lingua, ci sono sempre (nei punti nodali) addetti pronti a dare spiegazioni. Nel “vedere” Londra ho capito che l’Inghilterra non può restare fuori dell’Europa e l’Europa non è completa senza l’Inghilterra.
Molti inglesi lo hanno capito, molti europei non se ne rendono conto. E questa necessità si avverte ancor più oggi, ad elezioni americane vinte da Trump, che vedrà probabilmente scemare il rapporto di “special relationship” tra l’America di Trump e l’Inghilterra di Starmer. Possiamo mai continuare a far meno della patria di Shakspeare, Chuchill, Darwin, Newton, John Lennon, Hitchcock, Ken Loach, Stephen Hawking, Jane Austen, Emily e Charlotte Bronte e, per richiamare gli amanti di Ischia, Wistan Hugh Auden e William Walton? No! Il turista globalizzato viene a Londra per vedere Westminster Cathedral, Hyde Park, St. Paul Cathedral, The Tower of London, Buckingham Palace, Piccadilly Circus, Soho, Chinatown, Trafalgar Square, Coven Garden e altri luoghi mito. Ma la principale bellezza di Londra è il sapiente mix che grandi architetti contemporanei (Rogers, Norman Foster, Renzo Piano) sono riusciti a fare tra modernità e antichi edifici. Il landscape londinese è stato arricchito, negli ultimi venti anni, di grattacieli, nuove linee metropolitane (Elisabeth Line), luoghi di aggregazione e ristorazione ( Battersea Power Station), strutture sportive (Acquatic Centre di Zara Hadid).

Questa è la conferma di come si possa progredire fondendo vecchio e nuovo; arte classica, storia, tradizione con creatività e funzionalità moderne. Ed è quello che penso possa valere anche per un’isola come Ischia, dalla storia importante (prima colonia euboica in Italia, ritracciamento di orme romaniche più recentemente sottolineate) ma il cui landscape (paesaggio) può arricchirsi di una sapiente e dosata modernità. Questo tema riguarda, ad esempio, recenti polemiche su Piazza Marina a Casamicciola, su nuovi sky line costieri a Ischia, Casamicciola e Lacco Ameno.
Il problema non è il nuovo che soppianta l’antico, ma come viene assemblato l’antico con il moderno, l’arte con la funzionalità, la bellezza col godimento. Per quanto mi riguarda, non trovo preliminarmente pregiudizievole il rifacimento del paesaggio urbano, ma è necessaria una sapienza tecnica, architettonica ed urbanistica di grande livello. E qui torniamo alla capacità di “vedere”, che il viaggiatore vero ha e il turista di facile contentatura non ha.
Allora, se il tessuto socio economico e politico amministrativo isolano si accontenta della quantità di turisti, poco conta la sapienza architettonica ed urbanistica nel fondere antico e moderno. Sarà sufficiente propinargli patacche di modernità o patacche di tradizione e localismi. Se invece vogliamo un turismo di qualità, fatto di viaggiatori, curiosi veri, amanti della osmosi culturale tra ospiti ed ospitanti, allora dobbiamo offrire cultura, capacità di progresso oltre il mero sviluppo, sensibilità per tutto ciò che la Natura e l’opera dell’uomo è capace di offrirci. Ischia merita di incrementare i viaggiatori e lasciar perdere i turisti. In Inghilterra ho imparato anche che oltre al landscape (paesaggio esteriore) è essenziale l’inscape (paesaggio interiore, sia dell’individuo che della collettività).
E’ dalla connessione tra queste due visioni che nasce il viaggio, la visita approfondita degli avventori e l’accoglienza ottimale di chi ospita. Al di là del marketing territoriale, della Destination Mangement Organitation, c’è l’incontro tra paesaggio esteriore e paesaggio interiore. L’assenza di landscape non genera l’inscape e, in assenza di inscape, non viene percepito il landscape. Per “vedere”, come sostiene il prof, di antropologia Marotta del film di Sorrentino, occorrono una bella veduta ma anche occhi sensibili al bello.