Ecco come si volle la farsa Italia

Ecco come si volle la farsa Italia

Nell’immagine: Una donna della campagna romana, in costume tradizionale, vota a favore dell’annessione.

Una data. 2 ottobre 1870. L’ultimo o uno dei tanti plebisciti farsa di una neo costituita Nazione fondata sullo stupro, sulla violenza, sull’usurpazione e sull’aggressione alla sovranità di Stati e/o Monarchie legittime. Uno Stato “massone” fondato col patto di sangue tra Istituzioni e braccia armate.

Il primo plebiscito farsa fu quello del 1848 che inglobò il Ducato di Parma e Piacenza, alcune province lombarde ed altre venete all’idea savoiarda. Nel 1860 fu la volta del Granducato di Toscana, cui fecero seguito alcune province emiliane, di Nizza e Savoia mentre il 21 ottobre 1860, quello doloroso, devastante, delle province del Regno delle Due Sicilie, al quale dopo qualche settimana si allinearono le Marche e l’Umbria. Nel 1866 fu il turno di altre province venete e Mantova. Ed infine, dopo la presa di Roma e la breccia di porta Pia, un plebiscito per l’annessione al Regno d’Italia dei territori di Roma e delle province di Civitavecchia, Frosinone, Velletri e Viterbo: si svolse il 2 ottobre, nel 1870.

Il quesito era così formulato: “Desideriamo essere uniti al Regno d’Italia, sotto la monarchia costituzionale del re Vittorio Emanuele II* e dei suoi successori”. Il 2 ottobre, il giorno delle votazioni finte. Finzione alla quale l’Italia intera, incapace di reagire ai violenti metodi dei Savoia, accettava passivamente la beffa di una altrettanta “finta democrazia”. Anche i romani, dopo la breccia di Porta Pia e la capitolazione dello Stato Pontificio furono chiamati a decidere da che parte stare e il coro fu quasi unanime (certo come no…), vale a dire di voler far parte del Regno d’Italia.

Il plebiscito sancì la definitiva annessione di Roma e del Lazio al Regno d’Italia. I risultati videro la schiacciante vittoria dei “Si” – 40.785 – a fronte dei “No” che furono solo 46. Il risultato complessivo nella provincia di Roma fu di 77.520 “Si” contro 857 “No”. In tutto il territorio annesso furono a favore 133.681 e 1507 i contrari.

Il risultato fu  proclamato alle ore 17 del 6 ottobre nella Sala Maggiore del Campidoglio. Nel giugno del 1871 la Capitale del nuovo Regno fu trasferita da Firenze (subentrata nel 1864 a Torino) a Roma. Papa Pio IX, che si considerava prigioniero del nuovo Stato italiano, reagì scomunicando Vittorio Emanuele II e proibendo ai cattolici di partecipare attivamente alla vita politica italiana: questa esclusione durò per circa cinquant’anni e si risolse in modo definitivo solo con i Patti Lateranensi, del 1929.

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Marcello De Rosa

Marcello De Rosa

Amo la mia terra senza se e senza ma. Scrivo la verità perché la verità ci rende liberi. La mia libertà la conquisto giorno dopo giorno svelando il marcio della nostra società