Sandro Pertini, il presidente della Repubblica più amato d’Italia
Sono già passati trent’anni dalla morte di Sandro Pertini. Quello che è considerato il presidente della Repubblica più amato dagli italiani, in realtà aveva anche vari detrattori. C’è chi lo ha considerato il precursore della politica-spettacolo.
Altri, anche compagni di partito, lo etichettavano come uomo d’azione, ma con poco acume politico. Eppure, pochi o nessuno possono vantare un percorso umano e politico come il compagno Pertini, primo socialista eletto a Presidente della Repubblica, con la maggioranza più larga della storia, in quel drammatico e convulso 1978, quando dopo l’assassinio di Aldo Moro i partiti dovettero affrontare anche le dimissioni del Presidente Giovanni Leone sull’onda dello scandalo Lockheed, una delle tante anteprime di Tangentopoli.
Per molti Pertini è il presidente che esultava allo stadio Bernabeu di Madrid al Mundial di Spagna ’82, quando gli azzurri vinsero il terzo campionato del mondo di calcio, che non vincevamo dal 1938. Nel ’38 Sandro era ancora sottoposto al confino dal regime fascista: dal 1929 per 14 anni fu costretto prima in galera e poi ai soggiorni forzati.
Non abiurò mai la sua fede socialista, arrivando a rinnegare la richiesta di grazia avanzata dalla madre. Nel ’43, finalmente libero, si unì alla Resistenza e sfuggì a una condanna a morte. Fu direttore del quotidiano di partito “l’Avanti!”, e nel ’68 divenne il primo presidente socialista della Camera dei deputati.
Fu anche il primo Capo dello Stato a conferire l’incarico di formare il governo a un esponente non democristiano. Conquistò gli italiani con la sua naturale onestà, al punto che anche la sua nota irascibilità veniva avvertita come un pregio. In tempi come quelli attuali dove il fascismo viene sdoganato nel dibattito politico, la figura del “presidente partigiano” sembra ancor più lontana. E per questo, il suo esempio è ancor più indispensabile.