TURISMO EPERIENZIALE E DE-CONSUMISMO
Il turismo esperienziale, di cui si parla da qualche anno, e che è stato ultimamente affrontato anche nel 1° Convegno Internazionale del Termalismo a Casamicciola, è solo un aspetto del più generale fenomeno del «de-consumismo». Di questa tendenza si è occupata una survey (sondaggio) Confcommercio-Censis sulle future tendenze dei consumi in Italia.

La ricerca è stata effettuata a metà anno e ha registrato un calo dell’acquisto di prodotti tecnologici dal 29,9% del 2019 al 24,5%; dal 29,6% al 20,3% di elettrodomestici; dal 21,4% al 18,5% di mobili; dal 16,5% all’11,1% di auto; dal 21,6% al 16,5% di ristrutturazione delle abitazioni. In parte, queste diminuzioni si spiegano con l’inflazione e il caro prezzi, ma in maniera più accentuata si spiegano con la spinta verso un’economia dell’esperienza: meno consumo di beni durevoli, più consumi di servizi nel settore cultura, spettacoli, sport, bellezza, benessere. Ovvio che la lunga fase di Covid aveva represso queste aspirazioni, facendo ripiegare sui beni di consumo durevoli relativi alla casa, in cui si era costretti a stare più tempo. Dopodiché, a Covid debellato, c’è stata una vera e propria esplosione di ricerca dell’esterno e dell’altrove, di esperienze in luoghi capaci di trasmettere nuove emozioni.

E così, dal 2019 ad oggi la voce “ricreazione e cultura” ha segnato un aumento dell’11,8%. Il responsabile Area Economica del Censis, Andrea Toma, non ha dubbi che avanzi la tendenza verso un decremento dei consumi di beni e un incremento del consumo “esperienziale”. Dopo un primo momento che questo fenomeno si è riversato solo sulle grandi città d’arte (vedi esplosione turistica di Napoli), provocando fenomeni di iperturismo (con tutti gli inconvenienti del caso: servizi in tilt, aumento dei prezzi degli immobili, gentrificazione della città, espulsione degli studenti universitari) il fenomeno esperienziale si è ripiegato verso i borghi e le città medie, che comunque presentano aspetti peculiari (storici, spettacolari, culturali, gastronomici).

Ovviamente, oltre alla fase di post Covid, ha molto contribuito, a questa svolta di scelte consumistiche alternative, anche il crescente ricorso allo smart working che, costringendo il lavoratore per parecchie ore della settimana a lavorare in casa, spinge ad evadere nei week end e ponti. Il Direttore Generale del Censis, Massimiliano Valeri dice, chiaramente, che è cambiato l’immaginario collettivo del ceto medio: i consumi non simboleggiano più uno status symbol e quindi si va verso un de-consumismo, anzi lo status symbol si sposta sull’esperienza molto particolare, unica, che può scaturire da un luogo appena scoperto, un evento svolto in condizioni ambientali eccezionali e isolate e ancora vergini (campagna, montagna, boschi, borghi inesplorati dalle masse turistiche).

Ma, oltre al sondaggio di Confcommercio-Censis, c’è anche un’altra ricerca sociologica che ci dice molto sui consumi futuri degli italiani; il Rapporto Coop 2024. E’ proprio questo che ha sancito l’inizio di una decisa fase di de-consumismo (di beni durevoli). Aumenta del 28% la quota di chi dichiara di voler acquistare esclusivamente beni strettamente necessari. Aumenterà la spesa alimentare, con particolare attenzione verso i prodotti biologici. Il rapporto Coop prevede un aumento del «digiuno intermittente» del 3% e del 2% del fit sport con personal trainer. Aumenterà molto il ricorso alla “riparazione” di oggetti, di riuso, per evitare sprechi; tanto che le case produttrici di elettrodomestici stanno seriamente pensando di rivedere «l’obsolescenza programmata» degli apparecchi, aumentando la possibilità di riparazione e sostituzione pezzi deteriorati.

Ecco quindi che il fenomeno esperienziale non si limita al turismo ma si allarga a una più complessiva visione di vita. Ischia dovrà tener conto di tutto questo, puntando di più sulle zone decentrate dell’isola, meno sfruttate e battute fino ad oggi; così come la rete commerciale isolana dovrà esaminare quali sono i prodotti ritenuti indispensabili e ineliminabili e quelli, invece, giudicati superflui. Più che di nuovi piani commerciali, sarà necessario pianificare scelte economiche globali.