SAN BIAGIO VESCOVO E MARTIRE
San Biagio, Vescovo e Martire, nacque nel III secolo d.C. a Sebaste, in Armenia, e morì 316 d.C. circa. Non abbiamo tantissime informazioni circa la vita di questo Santo martire, tuttavia l’iconografia e la tradizione ci suggeriscono diverse cose. Ma procediamo con ordine. I più evoluti (anziani) di sicuro ricordano la liturgia in latino. Un mio caro amico di anni 90, mi ha riferito: “Da piccolo, il giorno di San Biagio mi recavo in chiesa e ottenevo la benedizione con l’incrocio delle candele accese, alla gola. Nel frattempo il prete formulava parole in latino che io non comprendevo affatto”. Ricordo io che la prima messa in italiano, dopo le riforme ecclesiastiche del 1963, fu celebrata il 7 marzo 1965. Quelle che il prete proferiva erano le parole latine della Benedictio gutturae.

“Per intercessiónem sancti Blásii, Epíscopi et Mártyris, líberet te Deus a malo gútturis, et a quólibet álio malo. In nómine Patris, et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen”. (Per intercessione di San Biagio, Vescovo e Martire, Dio ti liberi dal mal di gola e da ogni altro male. Nel nome del Padre e del Figlio + e dello Spirito Santo. Amen). Ancora questo mio caro amico mi riferì che, mentre era in navigazione verso est, sentiva chiamare spesso il proprio nome. La cosa lo meravigliò, in quanto in Paese straniero. Il motivo va ricercato nel culto del Santo che è venerato non solo dai cristiani, ma anche dagli ortodossi.

Tornando alla vita, Biagio passò la giovinezza fra gli studi, dedicandosi in modo particolare alla medicina. Al letto dei sofferenti curava le infermità del corpo, e con la buona parola e l’esempio cristiano, cercava pure di risanare le infermità spirituali. Geloso della sua purezza e amantissimo della vita religiosa, pensava di entrare in un monastero, quando, morto il vescovo di Sebaste, venne eletto a succedergli. Da quell’istante la sua vita fu tutta spesa pel bene dei suoi fedeli. In quel tempo la persecuzione scatenata da Diocleziano e continuata da Licinio, infuriava nell’Armenia per opera dei presidi Lisia ed Agricola. Quest’ultimo, appena prese possesso della sua sede, Sebaste, si pose con febbrile attività in cerca di Biagio, il vescovo di cui sentiva continuamente magnificare lo zelo. Ma il sagace pastore, per non lasciare i fedeli senza guida, ai primordi della procella, si era eclissato in una caverna del monte Argeo. Per moltissimo tempo rimase celato in quella solitudine, vivendo in continua preghiera e continuando sempre il governo della Chiesa con messaggi segreti. Un giorno però un drappello di soldati mandati alla caccia delle belve per i giochi dell’anfiteatro, seguendo le orme delle fiere, giunse alla sua grotta.

Saputo che egli era precisamente il vescovo Biagio, lo arrestarono subito e lo condussero al preside. Il tragitto dal monte alla città fu un vero trionfo, perché il popolo, nonostante il pericolo che correva, venne in folla a salutare colui che aveva in somma venerazione. Fra tanta gente corse anche una povera donna che, tenendo il suo povero bambino moribondo sulle sue braccia, scongiurava con molte lacrime il Santo a chiedere a Dio la guarigione del figlio. Una spina di pesce gli si era fermata in gola e pareva lo volesse soffocare da un momento all’altro. Biagio, mosso a compassione di quel bambino, sollevò gli occhi al cielo e fece sul sofferente il segno della croce.
– Mamma, sono guarito,
– gridò tosto il bambino
– sono guarito!…
Per questo San Biagio è venerato come protettore della gola. Giunto a Sebaste, il prigioniero venne condotto dal giudice Agricola, che voleva convincerlo a sacrificare agli idoli; ma il Santo con gran calma gli dimostrò che quello era un atto indegno di una creatura ragionevole, perché la ragione dice all’uomo che vi è un Dio solo, eterno, e creatore di ogni cosa, e non molti dei. Per tutta risposta il giudice lo fece battere con verghe e poi gettare in carcere.

Dopo qualche tempo lo volle di nuovo al tribunale, per interrogarlo nuovamente, ma trovò sempre in lui la più grande fermezza. Gli furono allora lacerate le carni con pettini di ferro e così lacero com’era fu sospeso ad un tronco d’albero. Sperimentati ancora contro il martire tutti i supplizi più inumani, fu condannato ad essere sommerso in un lago. I carnefici condottolo sulla sponda lo lanciarono nell’acqua, e mentre tutti si aspettavano di vederlo annegare, Biagio tranquillamente si pose a camminare sull’acqua finché raggiunse la sponda opposta. Il giudice, fuori di sé, vedendo di non poter spegnere altrimenti quella vita prodigiosa, lo fece decapitare. Tra i detti diffusi in questa giornata, vi sono: “San Biase ‘o sole pe ‘e case”; esiste anche un altro proverbio, nato e diffusosi in ambiente contadino che significa proprio l’esatto contrario: “Dicette Cannelora: ‘a vierno stammo fora. Rispunnette san Biase: vierno mo’ trase. Ma dicette a vecchia antica: tanne ‘a vierno stamme fora quanno ‘a foglia ‘e fica è quanto ‘o pere ‘e voia”, (“Disse Candelora: / dall’inverno siamo fuori. / Rispose san Biagio: / l’inverno adesso comincia. / Ma disse la vecchia saggia: dall’inverno saremo fuori / quando la foglia del fico / sarà quanto lo zoccolo del bue”). Dunque a seguire il detto, l’inverno sarebbe appena cominciato e finirebbe a giugno quando la foglia di fico raggiungerà la grandezza del piede di un bue. Nell’iconografia cristiana è raffigurato con mitria e pastorale e mano libera benedicente. Oppure nell’atto di incrociare le candele alla gola come forma di protezione; oppure raffigurato mentre riporta il maiale azzannato da un lupo alla sua padrona (vedi fig.). Scultura di San Biagio, situata presso la Cattedrale di Santa Maria dell’Assunta in Ischia Ponte, nella navata laterale sinistra. La scultura è databile agli anni intorno al 1880 per il tipo di decorazione estremamente attardata dell’abito e della base. Anomalo il materiale utilizzato lo stucco, in quanto la maggior parte delle opere del genere realizzate in questo periodo erano in legno o cartapesta.
Fonte beni culturali
Fonti: cantualeantonianum
Santodelgiorni
Vesuviolive
Introduzione e integrazioni testi Ivano Di Meglio #sanbiagio #tradizione