Il vaccino e la libertà
Eli
Ritorniamo sul problema dei vaccini perché la questione sta assumendo sempre più l’aspetto di una guerra di religione tra chi rivendica il diritto di non vaccinarsi e coloro che pensano debba essere imposto l’obbligo di vaccino. Una vera e propria battaglia ideologica con relativo tifo da stadio.
L’avvocato Daniele Granara che ha presentato il ricorso del personale sanitario sospeso contro le ATS di Bergamo, Brescia, Val Padana e Mantova ha dichiarato: “Non è una battaglia no vax ma una battaglia democratica. Qui si obbliga una persona a correre un rischio altrimenti gli viene impedito di svolgere la professione”. Con relativi commenti ultras “Bene così”, “Non farò da cavia umana”, ecc.

Certo all’avvocato verrebbe da dire che la democrazia non è un esercizio a senso unico: ci sarebbero da rispettare il diritto dei ricoverati in ospedale a non essere infettati e i milioni di cittadini che, vaccinandosi, hanno deciso di assumersi una responsabilità verso sé stessi e verso la comunità.
Ma a parere di chi scrive la questione va impostata diversamente.
I dati pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità relativi al periodo 21 giugno – 4 luglio dicono che sono state ricoverate 942 persone di cui 80 erano quelle che avevano ricevuto la doppia dose di vaccino (l’8,5%), 89 erano coperte da una sola dose e 772 persone (82%) erano quelle non vaccinate.
Ancora più eclatanti i numeri delle terapie intensive: nel periodo preso in esame sono state ricoverate 94 persone di cui 80 (l’85%) non erano protette dal vaccino. E i numeri sono in costante aumento.
Dunque, al di là delle suggestioni emotive, della ricerca spasmodica di complotti e delle affermazioni di pseudo-scienziati, e sempre che non si vogliano contestare anche i dati (al pudore non c’è limite), i numeri ci dicono senza equivoci che ci sono due modi di esercitare la propria libertà.
Quella di chi rivendica il proprio diritto a non vaccinarsi (sacrosanto) adducendo i motivi più disparati: dalla lotta al conformismo, alla battaglia alle Big Pharma, alla propria capacità di comprendere la verità rispetto al popolo bue, all’affermazione della propria onnipotenza).
E quella di chi pensa che vaccinandosi si possono evitare danni agli altri, alle persone care più indifese, conquistando per questa via maggiori spazi di libertà potendo magari circolare e vivere senza restrizioni ed evitando di essere rinchiusi di nuovo in casa.
Si può cioè affermare la propria libertà decidendo di vivere al limite drogandosi, bevendo e fumando all’eccesso, buttandosi sotto un treno, stabilendo di infettarsi e di infettare oppure si può decidere di avere buon senso, di evitare di provocare danni a sé stesso e agli altri, di non diventare un kamikaze della collettività.
In definitiva, rispettosi dell’inviolabilità della libertà individuale, ci pare che l’alternativa sia tra l’esercizio di una libertà dannosa e stupida e la proposizione di una libertà utile e intelligente.