Il fallimento del centrodestra è un disastro annunciato

Il fallimento del centrodestra è un disastro annunciato

Tra i partiti della coalizione c’è una frattura vera e profonda. L’estremo atto di generosità del Cavaliere sarebbe quello di passare la mano. Ormai il suo tempo in politica si è concluso.

All’indomani dell’elezione del Presidente della Repubblica, Berlusconi non ha trovato altro argomento che quello di riproporre stancamente il ruolo centrale di Forza Italia e il suo riposizionamento al centro dello schieramento politico quale forza moderata, liberale, europeista.

Il solito argomento trito e ritrito mentre nel frattempo continua l’emorragia di voti e di parlamentari. Sarebbe interessante un’analisi che indagasse le ragioni per le quali, nel corso degli anni, l’hanno abbandonato man mano Casini, Fini, Alfano, Toti e compagnia cantante. Abbiamo il sospetto che verrebbero fuori sorprese.

Al Cavaliere va dato atto che la sua discesa in campo nel 1994 creò un clima di speranza e di fiducia nel rinnovamento della politica. Ma la sua “rivoluzione liberale” è rimasta lettera morta, certamente anche per la persecuzione giudiziaria di cui è stato oggetto.

La coalizione di Centrodestra esce con le ossa rotte dall’elezione del Capo dello Stato e sembra divisa su tutto. Hanno pensato di mettere la polvere sotto il tappeto con l’illusione prima di vincere e poi di affrontare i problemi. Il risultato è stato impietoso.

Come ha osservato il sociologo Luca Ricolfi, questi due anni di pandemia hanno imposto nuovi temi, dalla questione energetica alla transizione ecologica, dalla “rottura della catena logistica” all’inflazione, dalla revisione dei parametri europei all’espansione della Cina.

Mentre lo schieramento di sinistra è fuori dalla realtà continuando a straparlare di DDL Zan, Ius soli, patrimoniale ed ennesima nuova legge elettorale, il Centrodestra appare in netto ritardo e con un vuoto di idee e di proposta politica condivisa.

Vengono riproposti vecchi argomenti come le tasse, l’immigrazione, la giustizia, l’ordine pubblico sui quali i leaders, a ben vedere, non sembrano avere un’idea comune.

Pensano di avere la vittoria in tasca alle prossime elezioni politiche e quindi di candidarsi al governo del Paese ma, a oggi, non hanno ancora un programma concreto e condiviso da proporre agli Italiani.

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Eli

Eli

“Guerriero non per scelta ma per necessità. La necessità di difendere ferocemente l’amore per la libertà, la cultura occidentale e i suoi valori, il cittadino contro lo Stato e la sottomissione delle coscienze al pensiero unico. Meglio un giudizio sbagliato che un giudizio imposto o negato. A partire dalle nostre tradizioni e perché la memoria non dovrà mai essere smarrita. Senza conoscere il passato non c’è presente e non c’è futuro”.