Buonopane in festa: Elia Lombardi compie 100 anni
Nella ridente Contrada di Buonopane, ho avuto l’onore di aver intervistato una donna eccezionale: Elia Lombardi. Presento al pubblico le domande poste, allo scopo di impreziosire il lavoro di ricostruzione della memoria collettiva. Prima di tutto: come vi sentite?
“Come mi sento? Come un’anziana di 100 anni. Classe 1923, 18 giugno ore 15.” Com’è stata la sua infanzia? “Papà lavorava in una pasticceria a Testaccio. Ha fatto tanti sacrifici per tutti noi cinque figli. Si recava al lavoro a piedi, attraversando le campagne. Spesso veniva pagato con beni del terreno. La carne era un lusso, non potevamo permettercela. Quando morì mio padre prematuramente, lasciò moglie e cinque figli. Non potendo più pagare l’affitto, trovammo alloggio dai nonni. Mia madre trovò lavoro in albergo come cameriera ai piani. Io la aiutavo e ricevevo in cambio beni da mangiare. Conosco bene la guerra e le privazioni: cucinavamo con l’acqua del mare, poiché non avevamo i soldi per il sale. Era l’era del razionamento, e i beni arrivavano da Napoli. Ci si arrangiava. Da piccola mi introducevano i terreni di patate già raccolte, nella speranza di trovare qualche “pataniello”. Tante volte, con la tessera annonaria, mi recavo a Napoli e facevo le file. Tempi pericolosi per la navigazione. Una volta ero sulla tratta per Ischia, e per evitare i bombardamenti ci nascondemmo a Procida. La mia stessa casa napoletana fu bombardata. Cercammo di salvare almeno gli abiti. C’erano anche i tedeschi, che avevano la fama di essere cattivi, spietati. Il soldato rispose che non tutti erano uguali. Ci aiutò, e da lì capii che esiste il bene e il male. Poi arrivarono gli americani, e tutto cambiò. Una mia amica mi introdusse nella, e alla military police. Emigrai in Inghilterra a Birmingham nel 1946. Ero militare a tutti gli effetti, con tanto di divisa e il libro per annotare ingressi e uscite. Porto ancora i segni di una ferita da baionetta”.
Quali sono oggi le vostre abitudini quotidiane? “Ho postumi da caduta, ma vado avanti. Le mie due figlie, mi aiutano. Mi sveglio alle 9 o 10 del mattino. Faccio English breakfast, ma a pranzo non deve mai mancare la pasta al pomodoro. Ogni sera alle 19:30, bevo un cognac con soda. Ho avuto la fortuna di lavorare per 32 anni in un bar vicino casa. Sono tornata qui a Buonopane in aereo da pochi giorni. Il capitano, a mia insaputa, annunciò all’altoparlante di avere l’onore di ospitare una persona speciale di 100 anni. È stata una sorpresa enorme”.
Qual è il segreto della vostra longevità?
Ascoltare gli altri, ma fare ciò che si vuole. Nessuno ti dirà mai: lavate ‘a faccia ca par’ cchiu bell’ ‘e me. Quindi, fai ciò chi ti dice il cervello e il cuore. Nessuno ti vuole più bene della famiglia. Studia i consigli, ma fai ciò che vuoi. Se il consiglio è buono e sincero, vai dritto. Se è cattivo, fallo entrare da un orecchio, e fallo uscire dall’altro.
Cosa consigliate ai giovani di oggi?
“Noi conosciamo il passato. Abbiamo l’obbligo di raccontarlo. Usate la testa, nessuno vuole il tuo bene più dei tuoi cari. Pensa, pensa, pensa, ma poi fai ciò che ti detta cuore e testa. Sono andata avanti così. Il mio primo matrimonio, a Napoli, mi diede la nazionalità anglosassone. Lui poi si innamorò di una ragazza trasferita in America. Use youe brain, and think what you do. And do what you think. A chiosa, dico che ciò che abbiamo vissuto noi, deve servire a educare le nuove generazioni”.
Il suo è un vero e proprio invito rafforzato. Viva gli evoluti, scrigno di saggezza ed esperienza.