LA COSTRUZIONE DEL PORTO D’ISCHIA
PILLOLE DI STORIA
Nel 1853, Ferdinando II e la famiglia reale arrivarono a Ischia per la villeggiatura nella casa a Villa de’ bagni (al palazzo reale). Durante il soggiorno, il sovrano manifestò l’intenzione di costruire un porto che avrebbe preso il posto dell’esistente lago di Ischia in villa dei bagni, dalla collina di San Pietro, alla collina di Sant’Alessandro. Del Lago, egli disse: faremo un porto, sarà la vita di Ischia. Ferdinando II consacrò la sua decisione con un rescritto del 13 marzo 1853, autorizzando la realizzazione del relativo progetto già presentato dall’ispettore dipartimentale dei porti Luigi Oberty e dal luogotenente del genio Domenico Milo. Con esso, e con la spesa preventiva di 50.000 ducati, veniva stabilita la costruzione di uno sbarcatoio all’interno e di un molo di 700 palmi per garantire la bocca del Porto, nonché una scogliera di 541 canne cubiche. E perché il porto potesse ricoverare, come infatti accade, anche le navi di maggior portata, fu stabilita non solo la costruzione di un muro di riparo del molo, ma anche quella di un faro da parte del fabbricante parigino Lepante per il prezzo di 1356 ducati. Il Faro fu acceso per la prima volta nel 1856. Il progetto era stato ampliato e i 50.000 ducati diventarono 126.819. Ferdinando II predispose l’apertura di un’ampia bocca per dare agevole asilo ai più grandi piroscafi da guerra. La direzione e l’esecuzione dell’opera furono affidati non a un ingegnere o architetto, ma a Camillo Quaranta, cavaliere dell’ordine di Francesco I, commissario della Real Marina di Napoli. Ai lavori di taglio della nuova bocca iniziati il 25 luglio 1853, quattro mesi appena dopo il sovrano rescritto, Ferdinando II non ritenne di assistere. In soli 14 mesi il lago fu mutato in porto. Il 31 luglio 1854 entrò nel porto il Real piroscafo “il delfino”, con tanto di colpo di cannone. L’inaugurazione del porto avvenne domenica 17 settembre 1854. Duecento legni pavesati a festa entravano nel porto. Presenti anche le navi da guerra Tancredi, La Saetta, l’Antelope, la Cristina. I reali assistevano allo spettacolo da un loggiato, espressamente costruito verso la Pagoda. Una folla immensa si era adunata dovunque: sulle rive, sulla strada, sui monti e le colline ai piedi del Montagnone. Alle salve dei cannoni di bordo, rispondevano dall’alto e dal basso in un crescendo di battimani e di grida “vive il Re”.
Fonti: Minervini Roberto, IL CENTENARIO DEL PORTO D’ISCHIA, 1954
Annali civili del regno delle due Sicilie, vol. LIV anno 1855
Storia di Ferdinando II, libro I, il Progresso, Napoli 1855