BENEDETTO CROCE E IL GRANDE TERREMOTO DI CASAMICCIOLA

BENEDETTO CROCE E IL GRANDE TERREMOTO DI CASAMICCIOLA

La lapide in foto, murata in via Castanito su di una parete dell’hotel Coralba, ex Villa Verde, ricorda la scomparsa dei genitori e della sorella di Benedetto Croce nel grande terremoto di Casamicciola del 28 luglio 1883. Il Croce, uno dei più grandi filosofi e pensatori del ‘900, era in villeggiatura con la propria famiglia. Egli descrive quel giorno nelle “Memorie della mia vita”, appunti che sono stati adoperati, sostituiti dal “Contributo alla critica di me stesso”.

Alla data del 10 aprile 1902, Benedetto Croce scrive: “Nel luglio del 1883 mi trovavo da pochi giorni, con mio padre, mia madre e mia sorella Maria, a Casamicciola, in una pensione chiamata Villa Verde nell’alto della città, quando la sera del 28 accadde il terribile tremoto. Ricordo che si era finito di pranzare, e stavamo raccolti tutti in una stanza che dava sulla terrazza: mio padre scriveva una lettera, io leggevo di fronte a lui, mia madre e mia sorella discorrevano in un angolo l’una accanto all’altra, quando un rombo si udì cupo e prolungato, e nell’attimo stesso l’edifizio si sgretolò su di noi. Vidi in un baleno mio padre levarsi in piedi e mia sorella gettarsi nelle braccia di mia madre; io istintivamente sbalzai sulla terrazza, che mi si aprì sotto i piedi, e perdetti ogni coscienza. Rinvenni a notte alta, e mi trovai sepolto fino al collo, e sul mio capo scintillavano le stelle, e vedevo intorno il terriccio giallo, e non riuscivo a raccapezzarmi su ciò che era accaduto, e mi pareva di sognare.

Compresi dopo un poco, e restai calmo, come accade nelle grandi disgrazie. Chiamai al soccorso per me e per mio padre, di cui ascoltavo la voce poco lontano; malgrado ogni sforzo, non riuscii da me solo a districarmi. Verso la mattina, fui cavato fuori da due soldati e steso su una barella all’aperto. Mio cugino fu tra i primi a recarsi da Napoli a Casamicciola, appena giunta notizia vaga del disastro. Ed egli mi fece trasportare a Napoli in casa sua. Mio padre, mia madre e mia sorella, furono rinvenuti solo nei giorni seguenti, morti sotto le macerie: mia sorella e mia madre abbracciate. Io m’ero rotto il braccio destro nel gomito, e fratturato in più punti il femore destro; ma risentivo poco o nessuna sofferenza, anzi come una certa consolazione di avere, in quel disastro, anche io ricevuto qualche danno: provavo come un rimorso di essermi salvato solo tra i miei, e l’idea di restare storpio o altrimenti offeso mi riusciva indifferente”.

La lapide recita: Qui sorgeva la villa crollata per tremuoto la notte del 28 luglio 1883 travolgendo col padre, la madre e una sorella, Benedetto Croce giovanetto unico dopo tanto strazio sottratto alla morte.

Il terremoto di Casamicciola minò la salute mentale del Croce. Egli affermò: “Lo stordimento della sventura domestica che mi aveva colpito, lo stato morboso del mio organismo che non pativa alcuna malattia determinata e sembrava patir di tutte, la mancanza di chiarezza su me stesso e sulla vita da percorrere, gli incerti concetti sui fini e sul significato del vivere, e le altre congiunte ansie giovanili, mi toglievano ogni lietezza di speranza e mi inchinavano a considerarmi avvizzito prima di fiorire, vecchio prima che giovane. Quegli anni furono i miei più dolorosi e cupi: i soli nei quali assai volte la sera, posando la testa sul guanciale, abbia fortemente bramato di non svegliarmi al mattino, e mi siano sorti persino pensieri di suicidio”.

Fonti: CONTRO TUTTE LE MAFIE PRIMA PARTE di Antonio Giangrande pagg. 253 e seguenti

Memorie della mia vita di Benedetto Croce, istituto italiano per gli studi storici, 1966

Intro Ivano Di Meglio

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Ivano Di Meglio

Ivano Di Meglio

Eterno studente, scavo nei meandri del passato per trovare l'identità collettiva che porti al traguardo della consapevolezza. Mi occupo di cognomazione, Medioevo e usi locali. Cerco instancabilmente atti, prove e quant'altro mi consenta di ricostruire spaccati di vita lontana e vicina.