ISCHIA NEL 1837. CONTINUA IL VIAGGIO A RITROSO NEL TEMPO

ISCHIA NEL 1837. CONTINUA IL VIAGGIO A RITROSO NEL TEMPO

Bruna è la carnagione, ma vivaci assai i lineamenti, e robusta la costituzione degli abitanti d’ischia. Le donne cedono alle procidane in avvenenza, e nuoce loro il costume di nasconder sotto un fazzoletto di tela tutta intera la capigliatura, parte essenziale dell’ornato femminile. Non vive però nell’ozio il sesso gentile, ed è in questa parte assai commendevole, mentre le più agiate signore non mancano di filare, e tessere seta, e cotone per proprio uso, e le altre filano, e tessono o per proprio, o per altrui conto tele di canape, e lino, onde si fa gran commercio di asportazione nel Regno, e persino nell’ Isola di Sardegna. Il cotone, e la seta vi si raccolgono, e la qualità ne è superiore alle sete di Calabria, ed ai cotoni della Torre dell’Annunziata, ma bastano appena a’ propri bisogni. I cereali mancano, e vi si sogliono importare annualmente ottantamila tomoli di grano. Due grandi Tonnare vi sono in esercizio, alla qual pesca prestano aiuto i Torresi, oriundi cioè della Torre del Greco, che vi sono più atti. Utile è pur la pescagione del Pesce Spada, di cui è saporitissima la carne fresca, non così quella del Pescecane, che vien col primo alle prese. I piccioli pescatori, de’ quali havvi gran copia, null’altro possedendo, e una capanna con reti, e nasse, forniscon di pesce la Capitale, e specialmente di testacei, di raguste, di granci, di alici, di triglie, di merluzzi, di calamari, e di seppie. La principal produzione però, onde l’isola d’ Ischia trae profitto, consiste nell’abbondante vino, nonché nella squisita frutta. Può dirsi esser tutta l’isola un’ampia vigna, e si calcola, che se ne tragga la rendita annuale di trecentomila ducati Napolitani.  Tra la frutta occupano i fichi il primo posto, e quelli dipoi, che disseccati per l’inverno diconsi Chioppe, sono veramente preziosi. Non sono molti, ma di un sopraffino gusto gli agrumi di varia specie. Vi sono pure in quantità i meli granati, i peri, i lazzeruoli, i sorbi, i curbezzoli, i castagni, e piccioli oliveti in qualche angolo meno esposto a’ venti. Il grosso, e minuto bestiame vi ha pochi pascoli, e perciò non si moltiplica.  Vi abbondano però i somieri singolarmente vigorosi, col mezzo dei quali i molti Ciucciari eseguiscono i trasporti, e le vendemmie.  Nelle stagioni di autunno, e di primavera si fa gran caccia di quaglie, beccaccie, ed altri uccelli di passo. La salvaggina stazionaria consiste in lepri, e conigli. Fonte in foto

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Ivano Di Meglio

Ivano Di Meglio

Eterno studente, scavo nei meandri del passato per trovare l'identità collettiva che porti al traguardo della consapevolezza. Mi occupo di cognomazione, Medioevo e usi locali. Cerco instancabilmente atti, prove e quant'altro mi consenta di ricostruire spaccati di vita lontana e vicina.