Oriana Fallaci: una donna scomoda

Oriana Fallaci: una donna scomoda

È difficile riassumere in poche righe una personalità complessa come quella della Fallaci, donna spesso amata ma più frequentemente contestata.

Autrice di coraggiosi e originali reportage e scrittrice di successo. Anzi scrittore come pretendeva di essere chiamata.

Oriana Fallaci non era precisamente il modello di donna simpatica e non s’impegnava per esserlo.

Scrittore brillante, incisivo, inesorabile e severa verso se stessa e verso gli altri. Riferendosi al cane Buck del “Richiamo della Foresta” di Jack London scriveva: “Buck fu per me una lezione di guerra, di guerriglia, di vita. E come tale guidò la mia adolescenza, la verde stagione che mi avrebbe portata a essere ciò che spero o cerco di essere: una donna disubbidiente, insofferente d’ogni imposizione. Altri ebbero eroi più importanti. Il mio eroe fu un cane”.

Donna intelligente, caparbia e passionale capace di farsi detestare fino all’inverosimile per il suo pessimo carattere. Basti pensare all’esasperazione dei direttori delle testate alle quali collaborò e dei responsabili delle case editrici che fece letteralmente impazzire per la cura maniacale che aveva nell’elaborazione dei testi alla ricerca della perfezione del linguaggio e della parola adeguata mai banale.

Donna risoluta dicevamo, provocatrice e mai amante del compromesso, irriverente con i potenti e i perbenisti ma nel contempo fragile come ogni essere umano per gli amori tormentati e le numerose interruzioni di gravidanza.

Proprio per questo le sue opere trasudano emozioni, suggestioni, passionalità unitamente all’esplosione di un temperamento battagliero, sempre pronto a difendere con pervicacia le proprie convinzioni contro l’ipocrisia del pensiero dominante politicamente corretto.

La Fallaci raccontava che: “Quando ero bambina, dormivo nella stanza dei libri. Nome che i miei amati e squattrinati genitori davano a un salottino stracolmo di libri…”

Fin da piccola rimane affascinata dalla politica: la sua Famiglia si oppone con forza al regime fascista e la piccola Fallaci con il nome di Emilia fa la staffetta nell’autunno del 1943 e con la sua bicicletta recapita messaggi agli uomini della Resistenza legati alla componente liberale – socialista del Partito d’Azione.

Oriana Fallaci ha affrontato con originalità e spirito anti-conformista tutti i temi più caldi della sua epoca: dal ruolo della donna nella società (Penelope alla guerra), alla maternità e al femminismo (Lettera a un bambino mai nato), alla guerra (Niente e così sia).

Nel 1990 viene pubblicato Insciallah un romanzo per molti versi profetico che si occupa del Libano e di come quel Paese si appresti a diventare il serbatoio del terrorismo di matrice islamica che unisce in una miscela esplosiva politica e religione.

Seguono undici anni di silenzio durante i quali non pubblica opere e si ritira nella sua abitazione di New York fino all’improvviso attacco terroristico dell’11 settembre al cuore degli Stati Uniti.

Nel frattempo si è ammalata di cancro ma con ostinazione rifiuta i controlli clinici e intraprende una vera e propria sfida con la morte e con quello che lei chiama l’Alieno.

Dopo pochi giorni dall’attentato alle Torri Gemelle, pubblica sul Corriere della Sera un articolo dal titolo “La rabbia e l’orgoglio” che poi diventerà un pamphlet di enorme successo in cui la Fallaci evidenzia con toni decisi la debolezza dell’Europa incapace di affrontare con decisione la minaccia dell’islam radicale, vero pericolo per il mondo civile.

Seguono altri due libri “La Forza della Ragione” e Oriana intervista se stessa. L’Apocalisse” pubblicati nel 2004 su temi analoghi.

La lucidità della sua analisi che sottolinea l’insipienza occidentale nei confronti della pressione del mondo islamico sull’Europa, alimenta polemiche e attacchi alla sua persona. Numerose sono le denunce che riceve per incitamento all’odio razziale.

Intanto le sue condizioni di salute peggiorano e come lei stessa dichiara: “Dagli occhi ai piedi sono un disastro. Niente funziona più. Ma il cervello sì. Anzi, mi sembra migliorato come il vino che sa invecchiare”.

Verso la fine della sua vita stringe un’amicizia con Monsignor Rino Fisichella e in più occasioni esterna la sua ammirazione per papa Benedetto XVI con cui ha anche un colloquio riservato.

La Fallaci si è sempre definita “un’atea cristiana” e Monsignor Fisichella testimonia che “s’interrogava con lucidità e passione sulla possibilità che un uomo credente possa vivere come se Dio esistesseper usare le sue parole”.

Muore a Firenze il 15 settembre 2006.

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Eli

Eli

“Guerriero non per scelta ma per necessità. La necessità di difendere ferocemente l’amore per la libertà, la cultura occidentale e i suoi valori, il cittadino contro lo Stato e la sottomissione delle coscienze al pensiero unico. Meglio un giudizio sbagliato che un giudizio imposto o negato. A partire dalle nostre tradizioni e perché la memoria non dovrà mai essere smarrita. Senza conoscere il passato non c’è presente e non c’è futuro”.